Apprendistato: E’ condivisa l’affermazione che l’apprendistato deve essere lo strumento principale d’accesso dei giovani al lavoro ma, proprio per questo, non si capisce come sia possibile con il permanere di quasi tutte le attuali forme di lavoro precario alternative e concorrenziali con all’apprendistato. E’ incomprensibile, quindi, che non si sia proceduto alla cancellazione dei tirocini extracurriculari parlando genericamente di “delineare con le regioni un quadro più razionale ed efficace”.
E’ positiva la previsione del 50% di stabilizzazioni per utilizzare nuovamente l’apprendistato ma non si condivide lo sperpero di oltre 2 miliardi di € solo nella parte instabile dell’apprendistato. Senza che una parte degli attuali incentivi siano utilizzati per rendere più conveniente la stabilizzazione c’è il serio rischio che l’utilizzo dell’apprendistato sia minore che nel passato.
Costo del lavoro: Si condivide il principio di fare costare di più il lavoro parasubordinato e a partita iva per ridurre gli abusi, ma la strada intrapresa è poco convincente e penalizzante per i lavoratori. Non s’incide, infatti, sulla parte importante del costo del lavoro (compensi e protezione sociale 40/50% di costo in meno rispetto ai dipendenti) e si aumenta l’aliquota previdenziale al 33% che, in assenza di una regolazione dei compensi, viene scaricata sul reddito netto dei lavoratori. Si parificano questi lavoratori ai dipendenti ma si lasciano grandi ingiustizie come il minimale molto più alto o la contribuzione sociale lasciata allo 0,72% contro il 7/10 % che versano le imprese per i dipendenti. E’ gravissimo, inoltre, l’aumento dell’aliquota anche per le lavoratrici e lavoratori indipendenti con partita iva, che pagano da soli i contributi, quando per tutti gli altri lavoratori autonomi iscritti all’Inps ci si è attestati al 24%.
Contrasto agli abusi: E’ evidente che oltre agli innumerevoli modi di aggirare i limiti posti per le Partite Iva, sia alquanto improbabile il ricorso al giudice per lavoratori impegnati in attività professionali riferibili, in gran parte, a piccolissime imprese e con tempi della giustizia di circa 4 anni avendo come prospettiva un risarcimento di poche mensilità. Dai nuovi provvedimenti di contrasto al lavoro finto dipendente, inoltre, rimangono inspiegabilmente esclusi gli iscritti agli ordini, la pubblica amministrazione e gli enti di promozione sportiva dove si annidano una parte ampia degli abusi utilizzando le vecchie co.co.co. Non ci sono incentivi significativi per chi assume collaboratori e partite iva. E’ positiva la regolazione contrattuale delle mansioni esecutive e ripetitive su cui non si possono più fare contratti a progetto ma vanno regolati contrattualmente anche i compensi e il lavoro degli atipici, altrimenti non ci sarà mai il superamento del ricatto della parte dominante sulla parte debole e va ripristinato quel controllo sociale indispensabile per ridurre effettivamente gli abusi. Basta chiedersi come mai dove sono presenti le regolazioni collettive gli abusi sono a livelli fisiologici, mentre dove non ci sono esplodono soprusi e sfruttamento.
Ammortizzatori e tutele sociali: Non si crea una protezione universale perché si riducono le attuali coperture per il lavoro subordinato senza allargarlo al lavoro parasubordinato e ai professionisti. E’ positiva la previsione per i collaboratori coordinati e continuativi del rafforzamento della cosi detta “una tantum”. Non è previsto, però, nessun ammortizzatore sociale per tutti gli altri lavoratori iscritti alla gestione separata a partire dalle partite iva. Per tutti i precari, inoltre, non è previsto l’accesso ai fondi per la formazione continua, non è previsto nemmeno l’accesso ai nuovi fondi bilaterali di protezione sociale. E’ auspicabile l’effettiva universalità delle protezioni sociali. Con le proposte di riforma si sostiene, al contrario, che un vero collaboratore o professionista a partita iva non abbiano diritto a protezioni sociali in caso di malattia, maternità, infortunio, ammortizzatori sociali, formazione, regolazione dei compensi, tempi di pagamento, ecc.
Politiche per l’impiego: L’obbiettivo di potenziare i servizi per l’impiego è condivisibile ma al momento privo di indicazioni pratiche. Va creato un fondo per potenziare i servizi pubblici all’impiego legando le risorse ai risultati ottenuti, vanno create le condizioni una gestione coordinata e un indirizzo unitario le competenze tra stato regioni enti locali e parti sociali, vanno messi in relazione i servizi all’impiego con la formazione professionale e le politiche attive e si devono fare i bilanci e la certificazione delle competenze su tutto il territorio nazionale.
Art. 18 Le misure proposte dal Governo sull’Art. 18, infine, rischiano di togliere ulteriore dignità al lavoro.
Non accettiamo l’idea di uno scambio con la condizione di lavoro dei giovani perché è sbagliato, perché non è vero ma si toglie ai padri senza dare granchè ai figli, perché non si possono continuare a ridurre le persone a merce riducendo la libertà d’opinione e la possibilità di farsi valere i propri diritti perché più ricattabili. Accogliendo i passi in avanti fatti dai sindacati, occorre introdurre norme riferibili al cosiddetto “modello tedesco” e dando al giudice anche la possibilità di reintegro.
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